giovedì 9 luglio 2015

#1 Storia - Il paese di Peio

Il paese di Peio


Un tempo Peio era il comune più elevato della monarchia austro-ungarica con i suoi 1548 m.s/m. Il paese si trova in una "Valletta" laterale della Val di Sole; esposto meravigliosamente a sud-est, il villaggio domina i due solchi vallivi che biforcano ai piedi del pendio su cui è situato: la Val del Monte, che dirige ad ovest ed oggi è in buona parte occupata da un lago artificiale (lago di Pian Palù) - attraverso questa valle passava la strada verso il valico del Montozzo, che portava nell'alta Val Camonica; e la Val della Mare , orientata nord-sud, che introduce al massiccio del Cevedale.

Il nome del paese è pre-latino e probabilmente è un toponimo indicante "acqua". nei documenti Peio si trova dagli inizi del XIII secolo, ma la zona era sicuramente abitata fin dall'età del bronzo. Da sempre, fino a pochi decenni fa, la popolazione viveva di agricoltura, allevamento e silvicoltura. L'esistenza della comunità era ordinata dalla Carta di Regola - risalente al secolo XIV.

Peio è nota in Europa per le sue sorgenti di acqua minerale; i primi accenni delle Fonti si trovano già nel 1549. Il piccolo centro di Peio Fonti è frequentato fino alla prima guerra mondiale dai cittadini dell'Impero. In seguito aumentò la clientela italiana, fino ai giorni nostri, in cui è entrato in funzione un efficiente Centro termale, alimentato dalle sorgenti scoperte nel XVI secolo.
Agli inizi di quel secolo sono ricordate le tipiche costruzioni di Peio, i masi, con la base in muratura, le sopraelevazioni in assi e tronchi, il tetto coperto di scandole.

Il paese fu devastato durante i tempi passati da frequenti incendi; rimase però sempre l'insediamento, ricostruito con pazienza dopo gli eventi calamitosi e diviso in due frazioni - Stablo ad ovest e Pej a est - dal rigagnolo lungo il quale erano situati i mulini, le segherie e la fucina.


L'edificio più venerando di Peio è la chiesa dedicata ai Santi Giorgio e Lazzaro.
Prima del XV secolo si hanno di essa scarse notizie. L'edificio gotico attuale è di fine 1400. Restauri ed ampliamenti vennero portati a termine in tempi successivi, specialmente nel 1620 e nel 1684, quando fu ricostruita la cappella laterale di S.Antonio.
Nel 1912 furono rimessi in luce gli affreschi del presbiterio. All'interno della chiesa si trovano cinque altari lignei. L'ancona dell'altar maggiore è della metà dell'XVII secolo; però le statue e le formelle con storie di S.Giorgio, in stile tardo-gotico, risalgono ai primi anni del 1500. Gli altari laterali sono creazioni barocche, intagliate fra il 1623 e il 1733.
Il campanile al fianco della chiesa fu costruito dal 1480 al 1483; l'anno successivo venne affrescato il monumentale San Cristoforo (alto 7,20 m), invocato contro la morte improvvisa e come santo ausiliatore dei viandanti.


Durante la Grande Guerra, il paese subì penose vicissitudini: trovandosi a ridosso del confine, occupato da truppe di stanza e di passaggio che insediavano ogni casa, ogni fienile e persino le stalle, le malghe e le capanne, divenne immediata retrovia del fronte coincidente con l’antico confine. Così la popolazione rimasta dovette subire la grave carenza di viveri e di indumenti, gli incendi e le distruzioni provocati dai bombardamenti. Molti popolani, comprese le donne, furono impiegate  nei trasporti e nei lavori di guerra, potendone così ricavare dalla paga militare 5-10 corone austriache. Altri, adattandosi alla nuova difficile situazione, ebbero anche qualche profitto col mettere le proprie capacità di piccoli artigiani o di albergatori, osti, bottegai, ecc. a disposizione dei numerosi nuovi venuti. Numerosi poi erano i prigionieri russi provenienti dalla Galizia, largamente impiegati in lavori rischiosi e pesanti, anche in prima linea, contrariamente alle disposizioni dei trattati internazionali sul trattamento dei prigionieri.



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